Lessicografia della Crusca in rete

1) Dizion. 5° Ed. .
LEGGERE.
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LEGGERE.
Definiz: Att. Rilevare con l'occhio la parola scritta o stampata, e al tempo stesso proferirla secondo le regole di pronunzia; ed usasi spesso assolutam.
Dal lat. legere. –
Esempio: Cas. Pros. 3, 346: Tu profferirai le lettere e le sillabe con una convenevole dolcezza, non a guisa di maestro che insegni leggero e compitare a' fanciulli.
Esempio: Salvin. Annot. Pier. 517: Costui leggeva, non compitava, come fanno molti, senza le pause a' suoi luoghi.
Esempio: Guadagn. Poes. 1, 23: E bello Un focoso destrier col fren correggere, Ma è bello ancora l'imparare a leggere.
Esempio: E Guadagn. Poes. 2, 4: Prima, appena appena Un signor sapea scrivere il suo nome; Ed or, di lumi in mezzo a tanta piena, Perfino ogni pastore è a scriver pronto, E a leggere spedito.
Esempio: E Guadagn. Poes. 220: Nondimeno lo leggono corrente (il lunario), E tiran via che sembran tanti fiumi.
Esempio: Manz. Prom. Spos. 458: Un uomo che sapeva leggere.
Definiz: § I. In locuz. figur. –
Esempio: Fag. Comm. 6, 22: Vedete voi, che ognuno legge bene e corrente sul libro dagli altri; ma sul suo si stenta e si compita, e non si rileva mai.
Definiz: § II. E per Rilevare con siffatta operazione sia mentalmente, sia anche colla voce, il senso di una scrittura, di un libro, e simili; Apprenderne il contenuto: usalo pure assolutam. –
Esempio: Dant. Inf. 5: Galeotto fu il libro e chi lo scrisse: Quel giorno più non vi leggemmo avante.
Esempio: E Dant. Inf. 22: O tu che leggi, udirai nuovo ludo.
Esempio: S. Bern. Pist. 83: Quando ti vince il peccato dell'accidia, prendi qnesta scrittura, e, leggendola con affetto, immaginala bene e diligentemente noi cuore.
Esempio: Cavalc. Vit. SS. PP. volg. 1, 35: Erano in quel monte molti monasterj pieni di monaci, li quali, cantando, orando e leggendo, e sempre Iddio ringraziando, parea che fossero cori e schiere d'angioli e de' santi già glorificati.
Esempio: Petr. Rim. 1, 263: Servo d'Amor che queste rime leggi, Ben non ha 'l mondo che 'l mio mal pareggi.
Esempio: Sacch. Nov. 2, 218: E trovata la scritta in carta sottilissima di cavretto, lessono il detto brieve.
Esempio: Condiv. Vit. Buonarr. 29: Per avere nel dipignere così lungo tempo tenuti gli occhi alzati verso la volta, guardando poi in giù poco vedeva; sicchè s'egli aveva a leggere una lettera o altre cose minute, gli era necessario colle braccia tenerle levate sopra il capo. Nondimeno dipoi appoco appoco s'ausò a leggere ancora guardando a basso.
Esempio: Adr. M. Plut. Vit. 3, 30: Tu ti ci mostri poco avventurato giudice degli amici e de' nimici; e potrai conoscere, leggendo la lettera scrittaci da uno de' tuoi, che ec.
Esempio: Segner. Op. 4, 267: Confesso la mia grossezza; per quanto io legga e rilegga, non giungo ad intenderlo.
Esempio: Magal. Operett. var. 257: Io non dubito che monsignore Strozzi non l'abbia fatta leggere in fonte alla signora Marchesa, e che ella non l'abbia imparata alla mente.
Esempio: Lambr. Elog. 4: Quando io leggo le storie fiorentine, mi sento compreso di riverenza e di meraviglia al vedere ec.
Esempio: Manz. Prom. Spos. 458: Un uomo.... che aveva letto in fatti più d'una volta il Leggendario de' Santi.
Definiz: § III. E figuratam. –
Esempio: Dant. Purg. 3: Se il Pastor di Cosenza.... Avesse in Dio ben letta questa faccia, L'ossa ec.
Esempio: E Dant. Parad. 12: Chi cercasse a foglio a foglio Nostro volume, ancor troveria carta U' leggerebbe: I' mi son quel ch'io soglio.
Definiz: § IV. E pur figuratam., riferito a un autore o scrittore, vale Leggere l'opera o le opere sue. –
Esempio: Savonar. Pred. II: Quando io voglio diventare piccolino, lo leggo (S. Tommaso); e parmi che Iui sia uno gigante, ed io nulla.
Esempio: Dav. Tac. 2, 293: Leggi Cicerone e vedraivi geometria, musica, gramatica; e che non v'è?
Esempio: Tagl. Lett. filos. Not. 7: Chi vuole aver contezza d'altre invenzioni di strumenti più antichi, legga Plinio.... e Polidoro Virgilio.
Definiz: § V. E riferito a fatti, concetti, e simili, vale Apprenderli leggendo. –
Esempio: Dant. Inf. 14: O vendetta di Dio, quanto tu dei Esser temuta da ciascun che legge Ciò che fu manifesto agli occhi miei!
Esempio: Petr. Rim. 1, 70: Ed or di quel ch'i' ho letto ini sovvene, Che 'nnanzi al dì dell'ultima partita Uom beato, chiamar non si convene.
Esempio: Vai Rim. 25: Appena ebbe Filandro Lett'e riletto un giorno in Quinto Curzio L'infinite bravure d'Alessandro, ec.
Esempio: Pallav. Lett. 1, 73: Leggo con maggior diletto, perchè forse più intendo, i consigli de' governanti che le prodezze de' combattenti, e l'opera della mente che della mano.
Esempio: Parin. Poes. 92: Se casa udisti O leggesti al mattino, onde tu possa Gloria sperar; ec.
Esempio: Fiacch. Fav. 1,106: Dubita alcuno, è ver, se mai potesse Nell'olimpico agon seguir tal fatto. Io però che conosco un che lo lesse, E ch'è gran galantuom, non mi ritratto.
Esempio: Giord. Op. 2, 337: Se nascesse voglia di leggere cose buone, tutti i libraj vi domanderebbero i vostri libri.
Definiz: § VI. E figuratam. –
Esempio: But. Comm. Dant. 2, 628 var.: Raccordandoci del nostro fallo, e leggendolo nel libro de la coscienzia nostra.
Definiz: § VII. Leggere, dicesi oggi, parlandosi de' ciechi, per Rilevare col latto le parole e il senso di scritture stampate con appropriati caratteri.
Definiz: § VIII. Vale anche Proferire un nome o qualsiasi altra parola, ovvero tutte le parole che compongono una scrittura, affinchè altri ne prenda cognizione, ne dia giudizio, o semplicemente l'oda. –
Esempio: Tass. Gerus. 5, 73: Legger poi di Gherardo il nome udisse. E 74: D'incerto cor, di gelosia dan segni Gli altri, il cui nome avvien che l'urna asconda; E dalla bocca pendon di, colui Che spiega i brevi, e legge i nomi altrui.
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 19: Legga, legga, dicean, signor notaro: Vedrà che con costui non c'è riparo.
Esempio: Leopard. Pros. 2, 123: Marziale,... dimandato da uno perchè non gli leggesse i suoi versi, rispondeva: per non udire i tuoi.
Esempio: Lambr. Elog. 10: Assentirebbe certo al mio dire quel Giordani, che nessuno vorrebbe non accettare per giudice, e che io vidi pendere estatico dalla bocca del Ricci, quando ei gli leggeva quei suoi bellissimi dialoghi, i quali vennero in luce nel Giornale agrario.
Definiz: § IX. E riferito al nome di alcuno, vale poeticam. Pronunziarlo, Citarlo ad alta voce, Gridarlo. –
Esempio: Dant. Purg. 26: In obbrobrio di noi, per noi si legge, Quando partiamci, il nome di colei, Che s'imbestiò nelle imbestiate schegge.
Esempio: But. Comm. Dant. 2, 628: Per noi si legge; cioè si grida.
Definiz: § X. Leggere di alcuna persona o fatto, con un compimento verbale denotante la cosa che ad essa persona o fatto si riferisce, ed anche senza alcun compimento, vale Leggere il libro, la scrittura, e simili, contenente quel tal fatto. –
Esempio: Dant. Inf. 5: Noi leggevamo un giorno per diletto Di Lancellotto, come amor lo strinse.
Esempio: Barber. Regg. Donn. 255: Ogni trattato e novelle di amore, EI legger d'arme, e simiglianti cose, Lassino (le monache) a quelle che al mondo sono.
Definiz: § XI. Leggersi di alcuna persona o fatto, usato a modo d'impersonale, sia con un compimento denotante il libro, l'opera, e simili, sia assolutam., vale Esserne fatta menzione. –
Esempio: Fr. Giord. Pred. 16: Siccome si legge di santo Ambruogio....che fu eletto Vescovo, ch'era mondano secolare pagano.
Esempio: Dant. Inf. 5: Ell'è Semiramis, di cui si legge Che succedette a Nino, e fu sua sposa. E 19: Nuovo lason sarà, di cui si legge Ne' Maccabei.
Esempio: E Dant. Conv. 385: Si legge di Catone che non a sè, ma alla patria e a tutto il mondo nato essere credea.
Esempio: Cavalc. Esp. Simb. 2, 153: Come si legge di quella santa Maria Graziosa da Omes, che era sì assorta a pensare dilettosamente di Cristo, quando vegliava, che ec.
Esempio: Petr. Rim. 2, 246: Perchè d'Orfeo leggendo e d'Anfïone, ec. Speron. Op. t. 187: Egli si legge di Teofrasto..., essendo in Atene, alle parole essere stato giudicato forestiere da una povera femminella di contado.
Definiz: § XII. Leggersi, vale Essere scritto, stampato, inciso, e simili. -
Esempio: Ar. Orl. fur. 23, 130: Infelice quell'antro ed ogni stelo, In cui Medoro e Angelica si legge.
Definiz: § XIII. E Leggere, o Leggersi, parlandosi di alcun che, vale Esserne fatta memoria, Essere riferito, espresso, significato, nella scrittura, o libro indicato. –
Esempio: Dant. Conv. 190: E perocchè naturalissimo è in Dio volere essere (perocchè, siccome nello allegato libro si legge, prima cosa è l'essere, e anzi a quello nulla è), l'anima umana esser vuole naturalmente con tutto, desiderio.
Esempio: E Dant. Conv. 195: Si legge nelle Storie d'Ercole, e nello Ovidio maggiore e in Lucano, e in altri poeti, che combattendo col gigante che si chiamava Anteo, tutte volte che 'l gigante era stanco, ec.
Esempio: Tass. Pros. div. G. 1, 97: Leggiamo nella Poetica d'Aristotele, che le favole finte sogliono piacere per la novità loro.
Esempio: Serdon. Esort. volg. 12: A' quali (a' laici) non si legge che mai sia stata data veruna potestà di disporre alcuna cosa sopra beni ecclesiastici.
Definiz: § XIV. Riferito a composizione di musica, vale Rilevare a prima vista il valore delle note e di quanto concerne la scrittura musicale, e speditamente eseguirlo sonando o cantando; e riferito altresì alle note stesse, vale Conoscerne il valore. –
Esempio: Galil. V. Dial. Music. 38: Qui bisognerà una lunga deciferazione, volendo che io la sappi leggere, non che cantare.
Esempio: Fag. Rim. 3, 95: I musici mettevi (o Atene) in compagnia Delle persone più famose e note, E di chi aveva il don di profezia. Dove per non saper legger le note, Temistocle, per altro illustre e chiaro, Annoverasti fralle genti idiote.
Definiz: § XV. Riferito a numero scritto in cifre, vale Esprimerne il valore con parole.
Definiz: § XVI. Figuratam., e in costrutto per lo più con volto, fronte, occhi, contegno, e simili, retti dalla prep. In, vale Conoscere da' segni esteriori, e più spesso dal volto, la condizione dell'animo, l'affetto che lo commuove, e simili. –
Esempio: Petr. Rim. 1, 188: Trova chi le paure e gli ardimenti Del cor, profondo nella fronte legge.
Esempio: E Petr. Rim. 270: Ma spesso nella fronte il cor si legge.
Esempio: Bemb. Rim. 15: Ma che dirò, signor, prima? che poi? Quel ch'io t'ho già di lei scritto nel core, E quel che leggerai ne' suoi begli occhi.
Esempio: Tass. Gerus. 1, 49: E ben nel volto suo la gente, accorta Legger potria: questi arde, e fuor di speme.
Esempio: E Tass. Gerus. 4, 48: E ben l'istoria del mio mal futuro Leggergli scritta in fronte allor mi parve.
Esempio: E Tass. Lett. 2, 48: Ma così l'ira come l'amore, e così la buona come la mala sodisfazione, mi si legge ne la fronte, e ne la lingua si manifesta.
Esempio: Metast. Dramm. 4, 68: D'appagar lo sdegno mio Il desio ti leggo in viso.
Esempio: Manz. Prom. Spos. 626: Lesse nel fare del Griso il pensiero che gli passava per la mente.
Definiz: § XVII. E Leggere nel cuore ad alcuno, vale Penetrarne i segreti pensieri od affetti. –
Esempio: Niccol. Strozz. 2, 8: Ed aguzzò le ciglia Nel mio sembiante, Siccom'uom che cerca Di leggerti nel core.
Esempio: E Niccol. Poes. 2, 19: Avessi Letto nell'empio core! Esser tentai Interprete del pianto, e non conobbi Che meglio dell'amor, l'odio si cela.
Esempio: ENiccol. Poes. 31: Presente All'occhio di Colui che tutto vede, Che mi legge nel cor.
Definiz: § XVIII. E per semplicemente Vedere, Rilevare con l'occhio. –
Esempio: Filic. Poes. tosc. 627: Qual donna in terso e fedel vetro legge Del volto i danni, e la fatal ruina Dell'età fresca,... Restaura in parte e, quanto può, corregge.
Definiz: § XIX. E pur figuratam., per Manifestare, Rivelare. –
Esempio: Dant. Inf. 10: Le sue parole e il modo della pena M'avevan di costui già letto il nome.
Esempio: But. Comm. Dant. 1, 585: M'avean di costui già letto il nome; cioè m'aveano manifestato chi era.
Definiz: § XX. Leggere, vale altresì Dichiarare dalla cattedra, e talvolta anche dal pergamo, riferito a una particotar disciplina, a una lingua, a un autore, e simili. –
Esempio: Dant. Parad. 29: Ma perchè in terra per le vostre scuole Si legge che 1'angelica natura È tal che ec.
Esempio: Savonar. Pred. 19: Quando cominciammo a leggere el Genesi, intervenne che più volte fermammo la lezione.
Esempio: Guicc. Op. ined. 3, 87: Per fare una libreria greca mandò il Lascari, uomo dottissimo e che leggeva greco in Firenze, a cercare insino, in Grecia libri antiqui e buoni.
Esempio: Speron. Op. 1, 191: Signor mio, io leggo i quattro libri della Meteora d'Aristotile. L. Per certo bella lettura è la vostra; ma come fate d'espositori? P. De' Latini non troppo bene.
Esempio: Leopard. G. Cap. piac. 28: Lo Scappi, anch'egli, quella buona testa, Che ne lesse in Bologna, e tenne scuola, In quei suo libro ce lo manifesta.
Esempio: Nom. Catorc. Angh. 3, 3: Insegnommi ad oprare in cotal guisa Un che leggea la medicina in Pisa.
Definiz: § XXI. E pure per Insegnare pubblicamente, in una Università, Studio, e simili, usato in modo assoluto. –
Esempio: Dant. Parad. 10: Essa è la luce eterna di Sigieri, Che leggendo nel vico degli strami, Sillogizzò invidïosi veri.
Esempio: Vespas. Vit. Uom. ill. 21: Finito l'anno, aveva guadagnato tanto con questi dua cittadini, che gli bastava a ritornarsi in Bologna a' sua studj; benchè in Firenze non perdesse tempo, chè si leggeva in ogni facultà.
Esempio: E Vespas. Vit. Uom. ill. 479: Fu cagione che questi leggesse publicamente in Firenze.
Esempio: Guicc. Op. ined. 3, 86: Sempre vi lesse (nello Studio di Pisa), a' tempi sua, con salarj grandissimi tutti i più eccellenti e più famosi uomini di Italia, non perdonandosi nè a spese nè a fatica per avergli.
Esempio: Car. Lett. Farn. 3, 313: I signori Bolognesi cercano provvedersi d'un dottor di leggi, il quale sia degno di leggere in cotesto Studio, e di tenervi anco la prima cattedra.
Esempio: Anguill. Ovid. Metam. 15, 5: E giunse, andando ognor verso oriente, Dove leggea quell'uom tanto prudente.
Esempio: Tass. Lett. 1, 289: Aspetto ormai che si vieti al Pendasio il leggere ed al Panigarola il predicare.
Esempio: Galil. Op. Cart. X, 36: Un certo monaco che prima vi leggeva (in Pisa), e l'intermesse essendo fatto generale della sua religione, rinunzia ora il generalato per tornarvi a leggere.
Definiz: § XXII. E per Fare in qualsiasi luogo mia lettura sopra qualche argomento letterario o scientifico. –
Esempio: Guicc. Op. ined. 10, 70: Nell'anno 1506 seguitai di leggere la mia lezione di che di sopra si dice.
Esempio: Dat. Oraz. Cr. 31: E non basta il dire: ogni settimana si legge, ogni mattina si lavora al Vocabolario. Bisogna osservare quanti sono quei che leggono, quanti quei che lavorano.
Esempio: Lambr. Elog. 118: Tornò, riprese gl'interrotti lavori, e socio indefesso dell'Accademia nostra, vi lesse parecchie scritturo pubblicate negli Atti.
Definiz: § XXIII. Leggere, usato assolutam., e detto di codice, testo, edizione, e simili, vale Avere, Recare, essi in un dato luogo una dicitura diversa da quella di altro codice, testo, o simile. –
Esempio: Dat. Vit. Pitt. 164: Così leggono la maggior parte degli stampati.
Definiz: § XXIV. Andare a leggere, o Mandare a leggere, o Porre a leggere, a leggere, detto di cosa, si usò, proverbialm., e con maniera scherzevole, per Mettere in pegno, Impegnare. –
Esempio: Pataff. 6: Le calze ho posto a leggere e imparale.
Esempio: Cecch. Comm. ined. 1, 306: Quelle spoglie Che restorno, ove sono? A. Andate a leggere All'Ebreo, per aver danai da spendere.
Esempio: E Cecch. Comm. ined. 338: Ordinate i danar, che si riscuotino Li duo forzier che sono andati a leggere Per dar l'arra, e che Silvio possa renderli A di chi e' son.
Definiz: § XXV. Leggere a compito, lo stesso che Compitare; ma è maniera che ha dello scherzevole. –
Esempio: Ar. Comm. 2, 301: Non sapea leggere Nella tavola il Pater pure a compito.
Esempio: Lipp. Malm. 8, 58: Ma benchè la lettura sia fantastica, A un che, si può dir, non sa niente, E ch'altro di virtù non ha scolastica, Che pelle pelle l'alfabeto a mente, Tanto la biascia, stròloga e rimastica, Ch'a compito leggendo, finalmente Il sunto apprende.
Esempio: Not. Malm. 2, 663: Leggere a compito, è quello accoppiar le lettere e sillabe, che fanno i fanciulli, quando cominciano a imparare a leggere: il che si dice compitare ec.
Definiz: § XXVI. Leggere di checchessia in cattedra. –
V. Cattedra, § VIII.
Definiz: § XXVII. Leggere sul libro d'alcuno, vale Parlare de' fatti suoi criticandoli, Mormorarne. –
Esempio: Varch. Ercol. 70: Alcuni, quando vogliono significare che sia detto male d'alcuno, sogliono dire: E' s' è letto in sul suo libro, o La palla è balzata in sul suo tetto; ec.
Esempio: E Varch. Ercol. 156: Quando alcuno di loro si partiva, cominciavano a leggere in sul suo libro, e rinvenire se mai avea detto o fatto cosa alcuna biasimevole e che non ne vendesse ogni bottega, e in somma a fare una ricerca sopra la sua vita, ec.
Esempio: Cecch. Comm. ined. 1, 105: Il quale, perchè egli era molto vecchio, Non doveva guardar punto alla giovane. M. Qui si legge nel nostro libro.
Esempio: Leopard. G. Cap. piac. 4: Legger su 'l libro d'altri a me va a pelo.
Definiz: § XXVIII. Non saper leggere che nel proprio libro, e con maniera più compiuta, Essere come il Pievano Arlotto, che non sapeva leggere che nel proprio libro; dicesi proverbialm. di chi non vuol conoscere che le proprie ragioni.